LE ESCLUSE

Amalia Guglielminetti: la poetessa della solitudine
Amalia Guglielminetti

Una biografia mancante

In merito alla biografia di Amalia Guglielminetti, nata a Torino il 4 aprile 1881, sono molte le falle e la penuria di informazioni a causa della dispersione dei documenti dell’autrice. Il diario e le corrispondenze perdute sarebbero state fondamentali per ricostruire, in maniera completa, la figura di questa nota poetessa italiana. A partire dal secondo dopoguerra, la figura di Amalia Guglielminetti è stata sempre più vittima di una distorsione e di una relegazione nello stereotipo. Sarà Marziano Guglieminetti che, a partire dalla fine degli anni Ottanta del Novecento, si occuperà di riabilitare la figura di Amalia e riscoprirne l’opera.

L’esordio e il rapporto con la critica

L’esordio avviene nel 1903 con la raccolta Voci di giovinezza, ma è con l’opera Le vergini folli, pubblicata nel 1907, e Le seduzioni del 1909, che Amalia Guglilminetti entra di diritto nel panorama letterario italiano. La critica riconosce subito il grande talento letterario della poetessa, ma ha opinioni divergenti sui temi da lei trattati. La Guglielminetti avrà sempre un rapporto conflittuale con la critica che, nel corso degli anni, tenderà a concentrarsi e giudicare il personaggio provocatorio, piuttosto che a riconoscere il valore letterario delle sue opere. È la stessa autrice, attraverso stravaganze e trasgressioni, a costruire attorno a sé il personaggio di femme fatale dannunziana, autore di cui risente la sua intera produzione poetica. La costruzione di questo personaggio non esclude, però, la profondità e complessità delle sua intera opera. Questa difficoltà di dissociazione ha portato la critica, negli anni, a relegare erroneamente i romanzi della Guglielminetti nell’ambito della letteratura erotica.

Amalia Guglielminetti e Guido Gozzano

Nel periodo 1907-1913, anni dei suoi più grandi successi, Amalia ha una relazione con Guido Gozzano di cui resta un bellissimo e utilissimo epistolario. La relazione con Gozzano, per molto tempo, oscura il talento letterario della poetessa riconosciuta solo come amante del famoso poeta. Grazie all’epistolario si può conoscere meglio entrambe le figure. Amalia, in particolare, si mette a nudo, mostrando la sua tenerezza nei confronti dell’amato, distaccandosi dall’etichetta di donna ammaliatrice, furba, malvagia, che l’accompagnerà per gran parte della sua vita. Successivamente alla fine della relazione con Guido Gozzano, Amalia si reinventa cronista mondana e conferenziera, fonda e dirige una rivista di novelle. Dopo la stagione lirica, durante la quale produce i suoi migliori risultati, la Guglielminetti si dedica alla letteratura di consumo scrivendo novelle, romanzi, fiabe, opere teatrali. Sul finire degli anni ’20, ha inizio il suo fatale declino, a cui contribuisce l’accusa di collaborazionismo nei confronti del regime fascista.

Amalia Guglielminetti e la solitudine

Uno dei motivi che ha spinto la Guglilminetti nell’oblio è stata la mancanza di riconoscimento della sua profondità umana e la relegazione della sua poesia e letteratura all’ambito erotico. È necessario liberare l’autrice dal pregiudizio di erotismo e ricostruire l’esperienza umana di una donna tormentata e travolta dal suo stesso personaggio. Al di sotto di quella maschera da donna dominatrice, con una lettura più attenta, si scorge una donna irrequieta, sola, malinconica, ferita da amanti e amici. Nonostante l’amore, la passione e la sensualità siano centrali nelle sue opere, il vero leitmotiv di tutta la sua produzione è la solitudine. Intesa come solitudine esistenziale e non sociale, il cui antidoto sono l’amore e la poesia. È proprio quella lettura superficiale che ha fatto sì che la sua produzione venisse bollata come pornografica. In realtà, ciò che di più audace c’è nelle opere di Amalia Guglielminetti non è il racconto scabroso, ma la pungente critica alla morale vigente. La sua modernità è dimostrata proprio dal tentativo di abbattere i tabù del tempo, andando contro le convenzioni sociali e i pregiudizi. Esempio del suo anticonformismo è l’opera La rivincita del maschio, pubblicata nel 1923, che le varrà un’accusa per oltraggio al pudore.

Amalia Guglielminetti e il femminismo

Un altro dei motivi che hanno portato la scrittrice italiana ad essere dimenticata è la sua posizione nei confronti dei movimenti femministi. Amalia, infatti, si dimostra estranea a questi e per tale motivo è ignorata dalla critica e storiografia femminista per molti anni. In realtà, la scrittrice, pur non partecipando attivamente al movimento, dimostra con i fatti di essere sostenitrice di una figura femminile del tutto diversa da quella del suo tempo. Al centro delle sue opere si trovano donne emancipate, libere, moderne, inquiete, alla ricerca di loro stesse e consapevoli della propria femminilità. L’autrice quindi si oppone alla visione propagandata dal regime fascista di donna angelo del focolare, dedita alla famiglia, in favore di una donna protagonista della società e non ombra dell’uomo. A tal proposito fu apprezzata molto da celebri poetesse femministe del tempo come Sibilla Aleramo, di cui rimane uno scambio epistolare, e Ada Negri.

Redazione Letturificio
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