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PsicoLetturificio incontra Fridolin e Albertine da Doppio sogno
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Doppio sogno di Arthur Schnitzler, riconosciuto come uno dei grandi narratori psicologi della letteratura moderna, indaga le profondità dell’animo di Fridolin e Albertine. Una coppia giovane, bella e benestante che nasconde, dietro l’immagine di coppia perfetta, insicurezze e smarrimenti. Da quest’opera Stanley Kubrick ha tratto il film Eyes wide shut.

Di seguito abbiamo immaginato che Fridolin e Albertine affrontassero una seduta di terapia di coppia riflettendo sui cambiamenti in atto.



Buonasera Fridolin e Albertine. Devo ammettere che non è molto frequente per me ricevere coppie per una valutazione, tuttavia dalla telefonata che lei mi ha fatto, Fridolin, ho percepito un certo carattere di urgenza ed eccoci qui. Raccontatemi cosa accade.

Fridolin: Buonasera Dottoressa L., effettivamente sentivamo una certa urgenza di venire qui da lei, o per meglio dire IO sentivo l’urgenza, mia moglie sembra piuttosto presa da altri pensieri. Forse il racconto del terribile sogno che Albertine ha fatto può aiutarla a comprendere la situazione in cui ci troviamo. Proprio l’altro giorno si è svegliata a causa delle sue stesse risa e mi ha raccontato di aver fatto un sogno tanto vivido da sembrare reale, nel quale venivo fustigato, legato, addirittura crocifisso, mentre lei ammiccante e provocante si divertiva con un bel danese. In quel momento, ferito dal suo racconto, ho pensato che mia moglie non fosse quella che avevo sempre creduto, che si fosse rivelata per quello che era: una donna crudele e traditrice e ho creduto di odiarla più intensamente di quanto l’avessi mai amata. Lei dice che io esagero, non vede quanto è indifferente davanti al mio turbamento?


Che ne pensa Albertine di quello che ha detto suo marito? Come ha vissuto i recenti sogni che ha avuto? 

Sinceramente Dottoressa ritengo che mio marito stia esagerando, trovo eccessivo il suo comportamento, forse è particolarmente turbato dagli avvenimenti degli ultimi tempi, ma in ogni caso credo che un sogno sia un sogno e che delle innocenti fantasie non siano vietate a nessuno. Le nostre precedenti esperienze lo dimostrano. È stato proprio durante un viaggio in Danimarca che ho incontrato un affascinante uomo, i nostri sguardi si sono incrociati in più di un’occasione e credo che se quell’uomo mi avesse chiamata non avrei saputo resistere. Qualcosa di simile è accaduto anche a Fridolin, che ora appare tanto turbato. Non sarà un caso che proprio in quei giorni ci mettessimo a parlare del futuro, dei nostri progetti insieme, come non facevamo da tempo.


Emerge molto bene la vostra diversità nell’affrontare queste situazioni. In che modo i recenti fatti possono aver agito su di voi provocando le diverse reazioni? Fridolin inizi lei…

La sua freddezza, il cinismo con il quale affronta questa conversazione mi fa pensare a quanto siamo diversi. Anche se potrà sembrare scontato affermarlo da parte mia, in ogni essere che ho creduto di amare in questi anni, ho sempre cercato solo e soltanto Albertine. Lei, invece, sarebbe disposta a sacrificarmi per un niente, proprio come ha fatto nel suo sogno.

Albertine: non riesco proprio a comprendere tutto questo turbamento, questa indignazione per un sogno insignificante Fridolin.


Vi trovate su due posizioni ben distanti fra di voi. Cosa vi aspettate da questo percorso?

Albertine: Dottoressa io non ho alcuna aspettativa, credo che ogni coppia affronti dei problemi, io e Fridolin dobbiamo essere grati al destino, immagino, che ci ha concesso di uscire senza danni da tutte le nostre avventure… Da quelle reali e da quelle sognate.

Fridolin: Sì Albertine, ma nessun sogno è solamente un sogno, è un presagio, un campanello d’allarme e la dottoressa può aiutarci..

Albertine: Ma ora siamo svegli, non poniamoci troppe domande sul futuro.



Commento Dottoressa L.

Quando il Sig. Fridolin, piuttosto agitato, mi ha telefonato per concordare un appuntamento per se stesso e per sua moglie Albertine, ho tentato di non accettare: non è mia abitudine lavorare con coppie. Tuttavia il carattere di urgenza nelle sue parole mi hanno convinta a fare almeno un primo incontro per valutare se effettivamente fosse necessario un percorso di coppia. Come spesso accade, una volta accolti entrambi nel mio studio, ho capito che per quelle due persone, una terapia comune non avrebbe potuto funzionare. I due si trovano su due posizioni ben distinte circa gli avvenimenti della loro vita che hanno probabilmente vissuto fin dal principio con spirito, intenzioni e finalità diverse e dai quali sono derivati, inevitabilmente, differenti turbamenti. La signora sembra piuttosto noncurante e al limite anche divertita, soprattutto dalle tematiche dei suoi sogni, che pare abbiano messo in una posizione di denigrazione e sottomissione il marito stesso, riducendolo quasi ad un oggetto. Essendo, quella onirica, una produzione intima della parte non cosciente, ciò che ne deriva, e che probabilmente non manca di aver intuito il marito, sono i desideri e le idee, più o meno manifesti, che la donna ha, circa il marito stesso e il loro rapporto. Ho impressione che i sogni della donna, ed il turbamento che ne è seguito, si siano instaurati su una situazione coniugale già compromessa o comunque non del tutto integra tra i due. Fridolin accenna infatti a più riprese ad eventi, recenti e lontani, reali e fantasticati, che li avrebbero visti protagonisti, ognuno a proprio modo, di vicende che hanno avuto certamente impatti differenti sul loro modo di vivere il rapporto di coppia. Fridolin, a differenza di Albertine, appare più coscientemente turbato da tutto: dai sogni della moglie e dai desideri che si manifestano in essi, dagli eventi di cui lascia intendere, e dal distacco e dalla freddezza quasi divertita con cui la moglie riporta l’accaduto. Da lei sembra trasparire, più che il turbamento, probabilmente ancora non manifesto, la necessità di andare avanti. I due sono dunque uniti dalla realtà perturbata che vivono, tuttavia lo sono in maniera talmente differente, da non permettermi di intravedere la possibilità di un percorso di coppia. 


Il perturbante
Il perturbante è il titolo di un saggio di S. Freud (1919) dove il maestro della psicoanalisi, riprende gli studi di E. Jentsch, definendo tale condizione come quella particolare tendenza del sentimento di paura che si sviluppa quando qualcosa (evento, persona, impressione, situazione) è vissuto, allo stesso tempo, come familiare ed estraneo, provocando nel soggetto angoscia, confusione ed estraneità. Dalla traduzione dei testi freudiani dal tedesco, per indicare tale stato sono utilizzati sia l’aggettivo “perturbante” che l’aggettivo sostantivato “il perturbante”.

Redazione Letturificio
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