La polvere del Messico di Pino Cacucci, pubblicato nel 1992 presso Mondadori, rappresenta uno dei tanti reportage di viaggio che l’autore dedica all’America latina e in particolare al Messico, di cui è profondamente innamorato. Il racconto di questo paese caleidoscopico avviene attraverso gli incontri con le tante persone che Cacucci conosce lungo la strada. Un reportage interessante, ricco di aneddoti, che permette, anche a coloro che poco conoscono questo paese dai mille volti, di assaporare un po’ di quella “messicanità” che l’autore tenta di riportare tra le sue pagine.
Città del Messico
Il viaggio parte da Città del Messico, la grande distesa metropolitana che a 2.240 metri di altezza ricopre la Valle del Messico. Il primo luogo in cui Cacucci si ferma è la cantinas, luogo per eccellenza in cui si respira l’autenticità del paese circondati da uomini in sombrero e bevendo le migliori tequila.
Se qualcuno vi parla male di Città del Messico, è sicuramente un extranjero che non ha avuto abbastanza tempo per innamorarsene. […] chi è cresciuto qui, per quanto possa sembrare impossibile a chi vi ha passato pochi giorni con gli occhi lacrimosi e la gola bruciante, ama il suo De-efe (Distrito Federal) di un amore viscerale e appassionato, che lo porta a sorridere di compassione se gli parlate dei suoi mille mali e di come vi giri la testa per il fumo e l’altitudine1.
Nella capitale confluiscono tutte le culture e le differenti etnie di questo grande paese. Una città contraddittoria in cui la povertà e il benessere convivono fianco a fianco. L’autore si aggira tra il quartiere degli artisti, Coyoacán, famoso per la sua architettura coloniale e per aver ospitato Diego Riveira, e il quartiere di Tepito famoso per il mercato del contrabbando.
Caotica, sconclusionata , invivibile, pazzesca: si potrebbe allungare all’infinito l’elenco di aggettivi che, pur appartenendole, non le renderebbero giustizia. Perché, a dispetto dell’immagine immediata e superficiale, Città del Messico è una megalopoli dall’inspiegabile armonia, che in realtà riesce ad essere funzionale ed efficiente in ogni minima derivazione, a patto che si abbia la “pazienza” di capirne i meccanismi e le tacite regole2.
I luoghi dell’antica civiltà azteca si mescolano con la testimonianza dell’avvento dei conquistadores spagnoli. Questi ultimi ebbero poco rispetto per i luoghi sacri dell’antica civiltà e per lo loro costruzioni e si affrettarono a distruggere i luoghi sacri per costruire sulle loro rovine cattedrali, simbolo della supremazia del Dio cattolico sugli dei pagani. Sicuramente una delle caratteristiche dell’intero paese è la permanenza, dopo secoli, di leggende e miti legati agli dei pagani. Dei con il potere di incidere sulle piogge, sui raccolti e su tutti gli aspetti della vita.
Attraverso i racconti di Cacucci si scoprono i luoghi meno battuti dal turismo di massa, interessanti da inserire in un futuro itinerario nel paese latino.
La Casa Infinita
Tra i luoghi descritti, uno dei più affascinanti è la casa di Edward James, esploratore di discendenza reale, primo e decisivo mecenate di Salvador Dalì e artista surrealista. Questo, nel bel mezzo della giungla di Xilitla, a nord del Messico, realizzerà la sua Casa Infinita: una struttura appunto surreale, frutto del delirio artistico-ecologico di coniugare l’architettura con la natura, senza privare quest’ultima di nulla, in una totale armonia tra opera umana e magnificenza naturale. Nella casa, accanto ad un’infinità di specie di orchidee e piante tropicali, per le quali la zona è famosa, si mescolano colonne, scale a chiocciola che salgono verso il cielo e finestre dalle quali fanno capolino alberi secolari.
Il reporter si sposta per migliaia di chilometri tra selve e deserti grazie a passaggi di fortuna e persone appena conosciute, arrivando a scoprire le zone più desolate e meno conosciute del Messico e ad ascoltare le storie più interessanti sulle usanze locali. Incontra Sebastiàn, che gli fa conoscere l’antico gioco messicano dell’ulama, in cui si lancia la palla solo attraverso il movimento di anche; Armando Trapote, l’addestratore di galli da combattimento che si rivela custode di antiche tradizioni locali, il gommista-antropologo che gli racconterà dettagliatamente le origini delle antiche civiltà messicane.
In questo paese ho conosciuto persone innamorate a tal punto delle proprie origini da affiancare alle attività più improbabili, le passioni meno sospettabili.
Sierra Madre
Tra le persone conosciute lungo il viaggio troviamo don Rafael, detto El Teniente, un uomo di sessant’anni con l’interesse a conoscere meglio il suo paese che sarà un’indispensabile guida attraverso la Sierra Tarahumara territorio indigeno impervio, ma di grande suggestione nel Messico occidentale.
Qui sensazionale è il paesaggio della Barranca, un vastissimo canyon le cui dimensioni lasciano stupefatto qualunque visitatore. Questo luogo, come tanti altri incontrati lungo il cammino, ha risentito della colonizzazione: qui si trova la più utopica ferrovia del mondo, realizzata sul progetto dell’ingegnere, esploratore nordamericano Albert Kimsey Owen che sognava un’apertura territoriale nello stato messicano di Sinaloa.
All’inizio lo presero per pazzo, quando propose di far passare un treno sulla Barranca del Cobre, costruendo trentanove ponti nel vuoto e ottantasei tunnel nelle montagne di roccia. […] ma Owen dimostrò che era possibile. Anche perché, non dimentichiamolo, si trovava nel paese dove le imprese surreali godono di appoggio incondizionato, mentre quelle normali e ragionevoli interessano a ben pochi. La prima rotaia fu posata nel 1898, ma Owen, purtroppo, non avrebbe visto la completa realizzazione della sua ferrovia iperbolica3.
Ovviamente nell’itinerario di Cacucci, non può mancare una breve visita nelle zone prese d’assalto dai turisti come la città di Tijuana, metropoli di frontiera.
Baja California
Più interessante per il reporter italiano è la Baja California4 (Bassa California). Impressionante la sua natura dominante, il deserto pulsante in cui i colori e i paesaggi danno grande idea di libertà. La zona è molto conosciuta per la presenza, nella laguna di Ojo de Liebre, delle balene grigie che ogni gennaio, dopo aver percorso ottomila chilometri, si danno appuntamento in questi luoghi per accoppiarsi.
«Ottomila chilometri per fare l’amore in un posto che ti piace…non è stupendo?» Mi ha detto tempo fa a Città del Messico un amico che da molti anni si appassiona alla vita di questi cetacei.
Yucatán
Cacucci toccherà anche le mete più note dell’itinerario messicano visitando Acapulco e Cancún depredate della loro autenticità, nel corso degli anni, a causa della costruzione di enormi strutture alberghiere a cinque stelle che invadono le zone costiere più belle. Per fortuna, però, nonostante la contaminazione, il mare e le spiagge di Cancún rimangono spettacolari davanti allo sguardo del turista. Lo Yucatán, regione in cui si trova Cancún, è custode delle più importanti testimonianze della cultura maya: qui si trovano le rovine di Uxmal e di Chichén Itzá con la famosissima Piramide di Kukulcan. Luoghi imperdibili durante un viaggio in Messico, ma per l’autore molto lontani dall’autenticità del posto.
Pino Cacucci ascolta, registra i racconti delle persone conosciute durante il suo lungo viaggio e si innamora di quella cultura tanto da dedicarle la maggior parte dei suoi racconti e del suo tempo. Un paese da esplorare più volte per capirne i mille volti, allontanandosi dai luoghi più battuti e turistici e attraversando gli aridi deserti facendo tappa in una piccola bettola, aspettando la prossima tequila e il prossimo uomo in sombrero che avrà storie interessanti da raccontare.
1 Pino Cacucci, La polvere del Messico, Milano, Mondadori, 1992, p. 26.
2 Ivi, p. 32.
3 Ivi, pp. 127-128.
4 Alla Baja California Cacucci dedicherà il volume Le balene lo sanno, pubblicato nel 2011 presso Feltrinelli.