CONSIGLI DI LETTURA

“Furore”, di John Steinbeck
Furore

Entrato di diritto tra i grandi classici del Novecento, Furore (The Grapes of Wrath) di John Steinbeck è un libro che cattura il lettore dalla prima all’ultima pagina. Viene pubblicato in America nel 1939, l’anno successivo arriva in Italia dove è sottoposto alla censura, accusato di diffondere l’immagine di un’America violenta.

Già conosciuto in Italia per Uomini e topi, con Furore Steinbeck si fa apprezzare dal grande pubblico e raggiunge il meritato successo. Sarà quest’opera, oggi definita un grande classico americano, a contribuire all’assegnazione del premio Nobel per la letteratura del quale verrà insignito l’autore nel 1962.

Quella che Steinbeck racconta è la storia delle famiglie contadine americane che, negli anni trenta del Novecento, a causa della Grande depressione e del Dust Bowl (le tempeste di polvere che colpirono il sud degli Stati Uniti rovinando raccolti e terre), furono costrette ad intraprendere viaggi di fortuna verso l’ovest. Furore non è soltanto un romanzo, ma rappresenta una vera e propria denuncia sociale contro i responsabili della Grande Depressione, contro le banche e i latifondisti che vessarono i poveri contadini, privandoli delle terre e del sostentamento, e costringendoli così a fuggire.

Le strade pullulavano di gente assetata di lavoro, pronta a tutto per il lavoro. E le imprese e le banche stavano scavandosi la fossa con le loro stesse mani, ma non se ne rendevano conto. I campi erano fecondi, e i contadini vagavano affamati sulle strade. I granai erano pieni, e i figli dei poveri crescevano rachitici, con il corpo cosparso di pustole di pellagra. Le grosse imprese non capivano che il confine tra fame e rabbia è un confine sottile. E i soldi che potevano servire per le paghe servivano per fucili e gas, per spie e liste nere, per addestrare e reprimere. Sulle grandi arterie gli uomini sciamavano come formiche, in cerca di lavoro, in cerca di cibo. E la rabbia cominciò a fermentare.

Un viaggio della speranza che Steinbeck racconta attraverso la storia della famiglia Joad, dall’Oklahoma. La direzione del viaggio epico è la California, allora vista come terra promessa.

Con mezzi di fortuna e pochi viveri, la famiglia Joad, e tante altre come questa, si riversa sull’arteria più grande degli Stati Uniti: la Route 66. Ma è forte il risentimento per dover lasciare la propria terra, i propri beni, una vita intera.

Come facciamo a vivere senza le nostre vite? Come speriamo di essere noi senza il nostro passato? […] Come sarà non conoscere la terra che c’è fuori dalla porta?

Nonostante il poco denaro per affrontare quel lunghissimo viaggio e le numerose difficoltà, i protagonisti conservano la speranza per un avvenire migliore. Sono commoventi, a tal proposito, le pagine in cui la famiglia sogna di avere una casa propria con un campo da coltivare, la possibilità per i più giovani di studiare e così di avere un lavoro dignitoso. Speranze che si infrangono una volta arrivati in California, un luogo ricco di possibilità, ma pieno di ingiustizie e discriminazioni.

Il romanzo rappresenta la disillusione del sogno americano. La forte carica emotiva e la tragicità della storia fa sì che l’opera appassioni il lettore, trasportandolo in quella realtà semplice e, allo stesso tempo, brutale.

Le pagine intervallano il racconto del viaggio e della quotidianità della povera gente, a capitoli di grande liricità, in cui vengono descritti gli immensi spazi americani, attraverso i quali emerge prepotentemente il talento dell’autore.

Furore è l’affresco della società della prima metà del Novecento, il fermo immagine di una migrazione di massa e della spasmodica ricerca di una condizione migliore.

L’amarezza è il sentimento che fa da padrone nel lettore. Il racconto colpisce dritto al cuore per la semplicità degli umili personaggi, legati ai valori di una volta. Questi lottano per la sopravvivenza, contro la discriminazione, la fame, la tragicità degli eventi, mantenendo sempre vivo il sogno per un domani migliore.

Una storia tragica che lascia spazio alla possibilità di un nuovo inizio e che oggi possiamo apprezzare nella versione integrale grazie alla pubblicazione di Bompiani Editore, con la traduzione di Sergio Claudio Perroni. Un’opera da non perdere!

Allora restano immobili a guardare le patate trascinate dalla corrente, ad ascoltare gli strilli di maiali sgozzati nei fossi e ricoperti di calce viva, a guardare le montagne di arance che si sciolgono in una poltiglia putrida; e nei loro occhi cresce il furore. Nell’anima degli affamati i semi del furore sono diventati acini, e gli acini grappoli ormai pronti per la vendemmia.

Redazione Letturificio
© Riproduzione Riservata