Le mie nove vite: da Mandalay a Firenze, uscito nel 2021 per Add Editore, è l’autobiografia dell’ultima principessa birmana June Rose Yadana Bellamy. Lei stessa ha raccolto, con l’aiuto del giornalista Francesco Moscatelli, le sue memorie in questo bellissimo libro. June Bellamy nasce in quello che oggi è chiamato Myanmar e che un tempo era la Birmania, da una famiglia reale che, a causa della guerra, fu costretta a scappare dal proprio paese d’origine, costringendo la stessa June, allora bambina, a trasferimenti repentini in svariate parti del Paese. La vita di June, come suggerisce lo stesso titolo, sembra contenerne tante altre proprio per le incredibili esperienze che la donna ha avuto modo di fare durante la sua vita. Quella bambina fuggitiva, poi donna, infatti, ha fatto dell’indipendenza e della libertà il suo mantra, approcciandosi in maniera positiva a qualunque esperienza la vita avesse da offrirle. È proprio così che June si ritrova a vivere in Nuova Zelanda, in Svizzera, in Australia e in Italia. Il rapporto con l’Italia sarà importante, tanto che June troverà la sua dimensione a Firenze dove vivrà fino alla fine dei suoi giorni.
Il libro ripercorre molte delle tappe più interessanti della vita della principessa, raccontate da lei in prima persona. L’amore guida gran parte delle sue scelte personali, dagli amori passionali a quelli proibiti, da quelli mancati a quelli persi, in un caleidoscopio di emozioni vissute sempre con trasporto e libertà.
June si rivela una principessa moderna vissuta in un passato non troppo lontano, ma nel quale l’indipendenza femminile sembrava ancora impensabile. Lei, donna caparbia e individualista, lotta fin da giovanissima per avere la libertà di scelta che desidera, accettando con serenità le estreme conseguenze delle sue scelte. L’intenzione del libro non è quella di santificare June Bellamy, ma darne un ritratto reale, vero, sincero, così come era lei. Dalle pagine emerge una donna caparbia, provocatoria, carismatica, un’artista le cui opere sono state esposte a Londra, a Dallas; una sportiva, vicina a vincere un torneo nazionale di tennis; una first lady accusata di essere una spia occidentale, ma soprattutto una donna entusiasta della vita e di tutte le sue possibilità. June incarna la commistione tra Occidente e Oriente. L’eredità più importante datagli dal suo paese d’origine, del quale lei stessa incarna parte della Storia, probabilmente, è il rapporto con la spiritualità, che emerge forte nel suo racconto e che sicuramente ha inciso sul modo di vivere e sulle sue scelte di vita. Il suo bagaglio di esperienze, la porta a fermarsi a Firenze dove, nel quartiere di San Frediano, si fa conoscere dalla comunità per le doti artistiche e culinarie. È proprio qui, infatti, che decide di realizzare un’associazione culinaria e culturale in cui tenere corsi di cucina orientale, per avvicinare gli altri ai sapori e alla cultura della sua terra e a quel mondo lontano. Le mie nove vite è un viaggio tra Oriente e Occidente, alla scoperta della figura carismatica di June Rose Yadana Bellamy.