La figura di Orfeo è storicamente legata alla nascita dell’Orfismo. Dei riti ad esso connessi non ci rimangono notizie certe: sono databili al XV sec. a.C. Difficile capire il rapporto cronologico tra questi e i riti Eleusini, durante i quali, secondo gli studi, venivano recitatati componimenti orfici1. I più antichi poemi orfici attestati sono databili tra la fine del VI secolo e l’inizio del V secolo a.C2.
Mancanza di informazioni
La mancanza di informazioni a riguardo è strettamente connessa alla promessa, di tutti i partecipanti ai riti, di tenere il segreto intorno alle azioni rituali (drómena), agli oggetti sacri utilizzati durante le cerimonie (hierá) e alle formule iniziatiche (legómena). Per quanto riguarda i Misteri Eleusini, la fonte più antica è Inno a Demetra di Omero3. In questo componimento elegiaco, Omero, descrivendo il rapimento di Kore, figlia di Demetra, svela quelli che erano i riti e i cibi sacri dei Misteri. Il componimento poetico attribuito ad Omero è di grande importanza perché introduce l’elemento catabatico e il contatto con il mondo dei morti, fondamentale nei Riti Eleusini, così come in quelli Orfici. Ci dà, inoltre, indicazioni riguardo al cibo iniziatico (acqua e farina d’orzo) e alle pratiche preliminari ai riti (pellegrinaggio e digiuno).
I partecipanti alla cerimonia
Dagli studi, sappiamo che potevano partecipare ai riti anche donne e schiavi, ma ne erano esclusi quelli che non parlavano la lingua greca (Barbari). I Misteri erano divisi in Piccoli Misteri, purificatori e preliminari ai Grandi Misteri, dedicati a Demetra e Kore. Alla cerimonia soprassedevano l’Arconte Basileus e due ateniesi del popolo, uno scelto tra gli Eumolpidi e uno tra i Cerici. La sacralità dei misteri è strettamente connessa alla figura di Orfeo che appare come figura sciamanica, dotato di abilità soprannaturali, capace di entrare in contatto con il regno dei morti e di porsi, quindi, in equilibrio tra i vari mondi. La mitologia parla di lui come di uno sciamano in grado di comunicare con la natura e con tutto ciò che lo circonda, di ammaliare, grazie alla sua musica e al suo canto, e commuovere perfino il dio dell’oltretomba.
Iniziazione e regole
La cerchia iniziatica, fondata da Orfeo, prevedeva un determinato cursus. L’iniziazione conferiva beatitudine in vita e dopo la morte e coloro che appartenevano alla cerchia dovevano seguire le regole del così detto orphìkos bìos. Questo prevedeva l’astensione dall’indossare capi di lana, cibarsi di uova, ma soprattutto di carne. Il particolare rispetto per la natura riscontrato nell’orfismo e il decalogo delle sue regole trova correlazione con i princìpi seguiti dalle cerchie sciamaniche asiatiche, in particolare con quelle della Mongolia. In queste ultime, il primo fondamento è proprio quello di rispettare la natura. È interessante sottoilineare il legame tra queste antiche pratiche e quelle degli sciamani mongoli. Molti sono gli elementi comuni e la corrispondenza tra questi fa pensare che possa esserci un legame storico-culturale tra questi due mondi così distanti.
La cerimonia
Diffuso nella cultura sciamanica è il credo negli spiriti ancestrali, che si palesano agli sciamani impossessandoli, proprio come avveniva per i riti orfici, durante i quali Orfeo, nel contatto con il mondo ultraterreno entrava in uno stato di trance, impossessato dallo spirito. La cerimonia, durante la quale avveniva il contatto, prevedeva la proclamazione di inni orfici e di formule iniziatiche. Fondamentale l’utilizzo della musica, alla quale la figura di Orfeo è legata, essendo il più grande musico e cantore dell’antichità perché secondo il mito, proprio le capacità musicali di Orfeo, permettevano a questo di ammaliare la natura, di entrare in contatto con essa e di sovvertirne le regole.
L’importanza della musica durante la cerimonia
La musica è una costante nei riti sciamanici, nei quali viene utilizzato il tamburo con ritmi differenti a seconda delle parti della cerimonia e decantate rime poetiche antiche. Le possessioni che si registrano nelle cerimonie sciamaniche asiatiche presentano tra i sintomi: allucinazioni, attacchi epilettici, perdita di coscienza, alterazione della voce e spesso capacità dello sciamano di parlare in dialetto antico. Lo spirito ancestrale degli antenati entra in possesso dello sciamano con il compito di debellare malattie e lutto, molto spesso. La cerimonia prevede che, a ritmo di tamburo, la voce dello sciamano cambi fino a prendere le sembianze di un ululato di lupo, a questo punto, entrato in contatto con l’oltre, la persona scelta come aiutante, a caso, tra i partecipanti alla cerimonia, offre agli spiriti liquori, tabacchi e viveri e pulisce con la vodka l’armamento. La figura di questo aiutante è il corrispettivo dello ierofante nelle cerimonie orfiche. Come già detto, il principio di base al quale si rifà l’orfismo e, di conseguenza, lo sciamanesimo, è quello del rispetto per la natura e per tutto ciò che ci circonda, non è un caso che l’Orphìkos bìos fosse attento all’astensione dal sacrificio.
Legame con la natura e reincarnazione
Gli esponenti della cerchia iniziatica di Orfeo erano detti magoi o orpheotelestai e prima di essere ammessi alla cerchia, dovevano compiere un cammino di preparazione e di prove per dimostrare di essere pronti. Il legame con la natura è, probabilmente, la chiave del mito e della leggenda di Orfeo, il quale annovera tra le sue abilità, oltre a quelle sciamaniche di sconfinare nell’oltre, proprio quella di sovvertire l’ordine naturale grazie al suono della sua cetra e al canto. Egli, però, non è un dio. Un altro aspetto è quello della reincarnazione, concetto che appare per la prima volta proprio nell’orfismo, per il quale soltanto l’iniziazione ai riti può liberare l’anima dal circolo di rinascite.
1 Pseudo Demostene allude alla fondazione dei Misteri Eleusini da parte di Orfeo
2Poemi orfici, M. L. West, 1993, p.18.
3Databile al VII-VI secolo a.C.