John Williams in un’intervista del 1986 definisce Stoner, il protagonista di questo romanzo, un eroe. Leggendo questo libro, molti lettori avranno creduto il contrario, pensando alla vita del professor William Stoner come ad un’esistenza piatta, grigia, insignificante. Ma è proprio l’affezione che il protagonista dimostra verso la vita che aveva desiderato e l’importanza che riconosce al proprio lavoro di insegnante che fanno di lui, secondo l’autore, un uomo straordinario. Stoner nasce da una famiglia di contadini, abituati ad una vita di sacrifici e poche soddisfazioni, e si iscrive alla facoltà di agraria con la semplice idea di portare avanti la fattoria di famiglia. Tra gli esami da sostenere obbligatoriamente nel primo semestre trova quello di letteratura inglese, una disciplina che sente tanto distante da lui.
È proprio durante la lezione del professor Archer Sloane che Stoner, ascoltando declamare un sonetto di William Shakespeare, ha un’epifania che lo travolge tanto da spingerlo a lasciare la facoltà di agraria per quella di lettere. Quei versi così lontani nel tempo sembrano parlargli, fargli tremare le dita e scorrere velocemente il sangue nelle vene. L’amore che scopre per la letteratura, la passione per lo studio, la dimensione che riesce a ritrovare nei libri che sfoglia ogni giorno, lo spingono ad intraprendere la strada dell’insegnamento, nonostante le tante difficoltà.
Protagonista di questo romanzo non è solo Stoner, ma John Williams pone l’attenzione sull’intero mondo accademico che passa al vetriolo attraverso la carriera universitaria del protagonista e attraverso le insidie che quel mondo, all’apparenza dorato, presenta al giovane Stoner. John Willliams con delicatezza a profondità racconta la crescita di quest’uomo, nel riconoscimento dei propri sbagli, nell’atto di migliorarsi e in quello di apprezzare gli obiettivi raggiunti e gli ostacoli superati.
Le due guerre mondiali si trovano ai margini del racconto e in qualche modo ai margini della vita del protagonista, il quale perde dei cari amici durante i conflitti, ma continua a coltivare la propria passione e il proprio lavoro con estrema cura e diligenza, opponendosi ai favoritismi e cercando di mantenere vivo l’interesse per lo studio e la letteratura, nonostante le difficoltà del periodo. La sua vita che ad un primo sguardo potrebbe sembrare semplice è il racconto di un’esistenza vera, colta in tutte le sue sfaccettature: Stoner si sposa e vive un matrimonio complicato, una sorta di guerra fredda che porta però alla nascita della sua amata figlia Grace. L’amore è un’altra delle componenti dell’opera, a partire da quello per la letteratura e la scrittura, magnetici per Stoner, a quello romantico e travolgente.
Stoner è la storia di una vita, una vita come tante e straordinariamente emozionante nella sua semplicità. John Williams riesce a toccare le corde più profonde del lettore e ad intrecciare a questa vita eventi storici e temi importanti: dalle difficoltà di un matrimonio mal riuscito, al difficile rapporto con i figli, fino alle relazioni extraconiugali. Stoner è un romanzo di resistenza, di quella che quest’uomo oppone alle difficoltà che la vita presenta perseguendo la propria strada, non dimenticando le proprie origini e la fatica di chi ha vissuto prima di lui.
William Stoner conosceva il mondo come pochi dei suoi colleghi più giovani potevano immaginare. Nell’intimo della sua anima, in fondo alla sua memoria, restava il ricordo degli stenti, della fame, della sopportazione e del dolore. Anche se ripensava di rado alla sua infanzia nella fattoria di Booneville, conservava la coscienza del proprio sangue e dell’eredità lasciatagli dai suoi antenati, con le loro vite oscure, faticose e stoiche, e un’etica che gli imponeva di offrire al mondo tiranno visi sempre inespressivi, rigidi e spenti.